Pontremoli, La Madonna del Popolo

Che il nome Pontremoli sia composto dal sostantivo “ponte” e dall’aggettivo “tremulo” è un’ipotesi, certo è che il fiume Magra in momenti di esuberanza se n’è portate via di case e di ponti. Ma a rendere vibrante l’ultimo comune di quella parte di Toscana detta Lunigiana, che si incunea tra Emilia e Liguria, sono l’intreccio linguistico generato dall’incontro delle tre regioni e, ovviamente, l’ubicazione che l’ha promosso a passo strategico nei secoli, in relazione con Livorno in quanto porto franco e fiorente nei commerci fino all’Unità d’Italia.

Che Pontremoli sia stata ricca lo testimoniano gli splendidi palazzi dagli interni affrescati e un certo vezzo aristocratico nella popolazione amante della cultura, dell’eleganza e dei bar-salotto, luoghi di contemplativa socializzazione e ricercati elisir. Librerie, spazi espositivi, portoni che svelano ombrosi chiostri e segreti giardini, esercizi commerciali non vittime dell’omologazione dei Mall, una cucina esaltata dalle erbe del territorio, il Castello del Piagnaro che ospita le statue stele antropomorfe risalenti al 1° millennio a.C., fanno di Pontremoli una perla della Toscana che dietro all’apparenza sonnacchiosa cela il sorriso sornione del bon vivant .

Afflitti dalla feroce pestilenza del 1622, i pontremolesi invocarono la Vergine promettendo di ricordarla ogni anno, il 2 luglio, officiando liturgie e donando alla chiesa 12 libbre di cera, quantitativo necessario per illuminarla durante tutto l’anno. Alla ripresa del morbo, nel 1630, una nuova promessa portò alla costruzione dell’attuale duomo che oggi è il risultato di interventi effettuati attraverso i secoli e volti ad accrescerne la sontuosità. Il ricco arredo pittorico della chiesa costituisce una sorta di antologia della pittura italiana del Settecento. La facciata, in stile neo-rinascimentale è recente e fu costruita nel  1881 su disegno dell’architetto fiorentino Vincenzo Micheli. Nel “nicchio” che sovrasta l’altare è collocata la Madonna con bambino che dette udienza ai pontremolesi, dunque detta “del popolo”. Vestita con uno sfarzoso e ricco abito barocco, la Madonna del Popolo pare sia giunta dall’oriente ad opera dei Cavalieri di Malta, in abiti decisamente più essenziali, foglia d’oro su legno scuro. È previsto che la Madonna venga portata in processione ogni 50 anni ma ci sono state eccezioni, l’ultima volta in cui è uscita dalla cattedrale risale al giubileo del 2000.

Il 2 luglio 2022, nel quarto centenario del voto, Pontremoli si è riempita dei fedeli provenienti anche dai comuni limitrofi, la peregrinatio ha visto sfilare vescovi, sacerdoti, autorità e, in testa, le donne. Volti di ogni estrazione che hanno restituito alla cittadina una dimensione meno salottiera e più legata alla terra. Le numerose confraternite abbigliate nei caratterizzanti costumi si sono alternate nel portare la Madonna attraverso le strade del paese. Percorsi stretti e ombrosi hanno ricondotto nei limiti del sopportabile la calura di un luglio feroce. Una partecipazione totale, mi dicono fossero presenti anche i non credenti, uniti agli altri da un afflato solidale che fortifica il valore di una comunità. Momenti solenni che danno dignità ai semplici, qualcuno si esalta nel ruolo di uomo d’ordine, i più nel raccoglimento. Verso il finire del percorso subentra un po’ di stanchezza, rifiato all’ombra del “campanun din dun” e allora noto le sneakers, i sandaloni Birkenstock, gli orologi che spuntano dai costumi rinascimentali dei porteur . L’ipotetica “segretaria d’edizione” non ha ritenuto necessario privare i partecipanti dei dettagli della contemporaneità, i loro volti non hanno comunque subito distrazioni.

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