Sambuca di Sicilia, La Madonna dell'Udienza

Pier Paolo Pasolini definiva la cultura di una nazione come la media di tutte le culture di classe ed aggiungeva che la cultura “sarebbe… astratta se non fosse riconoscibile – o, per dir meglio, visibile – nel vissuto e nell’esistenziale, e se non avesse di conseguenza una dimensione pratica”. Pasolini sottolineava come l’omologazione fosse mortifera per la cultura e come questa non sia relegabile né all’intellighenzia né alla classe dominante e neanche alla classe dominata.

Da Sambuca di Sicilia, terra antica dell’agrigentino, si raggiungono in circa un’ora Palermo, Trapani e Agrigento. In questa terra di siti archeologici, di un quartiere arabo splendidamente conservato, di antichi echi che rispondono ai nomi di Elimi, Sicani, Zabut, la terza domenica di maggio ha luogo la processione della Madonna dell’Udienza.L’evento religioso che si celebra dal 1575, anno in cui la Madonna dette “udienza” ai sambucesi, debellando la peste che affliggeva la Sicilia occidentale.

Dopo momenti dedicati al divertimento e alla socializzazione, dati da intrattenimenti spettacolari, dalla musica suonata dalla banda cittadina e dai concerti in programma, si entra nel cuore della celebrazione con la “nisciuta”, ovvero con l’uscita del simulacro della Madonna, opera marmorea di inizio ‘500 di Antonello Gagini.

Alle 9.00 del mattino di domenica 15, nel Santuario del Carmine che si affaccia sul corso Umberto I, i membri della Confraternita allestiscono una struttura che permette alla statua, custodita nell’abside, di “scivolare” meccanicamente verso la “vara”, al centro della navata principale, dove viene vestita degli ex voto ed rimane esposta agli sguardi e alle preghiere dei fedeli fino al momento più atteso.

Alle 21.00 escono, tra grida, canti, pianti, giubilo, gli ottanta membri della Confraternita della Madonna dell’Udienza. La piazza antistante la chiesa è in discesa e dal corso è possibile una visione d’insieme che colloca su un’unica tavolozza l’illuminazione della facciata della chiesa, le mille lucette delle bancarelle, i festosi palloncini e i fedeli assiepati e la Madonna dell’Udienza portata dai “fratelli”.

Sul peso della statua sommato a quello della ”vara si aggira intorno ai 15 quintali che si vedono tutti nello sforzo dipinto sul volto dei “fratelli” che la trasportano a spalla. Scendono verso il corso ma, fatti alcuni metri, invertono la marcia e tornano verso la chiesa. Andirivieni che si rinnova più volte moltiplicando lo sforzo, omaggio alla Madonna e ai fedeli che ad ogni inversione di marcia vedono il simulacro vacillare, pencolare e tornare eretto, poiché la fede ritrova il suo cammino.

Il percorso della processione risale Corso Umberto I e poi si dipana per le strette vie del quartiere arabo, dell’antica Zabut conquistata da Federico II di Svevia nel 1225. Lungo il cammino sono state disposte dodici stazioni rappresentate da altrettante corone sospese, ognuna significa anche un momento di sosta per permettere ai “fratelli” di recuperare le forze. A ogni pausa corrisponde l’esplosione dei fuochi d’artificio.

La notte è lunga, l’ultima postazione viene raggiunta con il nuovo giorno, e molte case restano aperte affinché chi ha bisogno di rifocillarsi possa trovare conforto.

Sono circa le 7.00, le strade rimangono affollate, famiglie con il passeggino, anziani e un’infinità di giovani che non hanno mollato neanche un minuto e che accompagneranno la Madonna ancora per decenni, passando poi il testimone ad altre generazioni.

Da laico trovo straordinario il sentire comune, il senso di coesione e di fratellanza che la festa esalta e mi dico che questa è anche la Sicilia che ha sconfitto la Mafia, la Sicilia della speranza che Letizia Battaglia coglieva negli occhi delle bambine.

Albeggia e si ha ancora la forza di gridare: “E chiamamula cu putenza! Viva Maria di l’Adienza”.

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